Firenze

 

 Sorta sulle sponde dell'Arno, su una piana circondata da verdi colline, e' una delle città d'arte più famose del mondo. I suoi insigni monumenti, ben conservati, le conferiscono un'atmosfera e un'eleganza ineguagliabili. E' sede di un fiorente artigianato, di floridi commerci e industrie. Capoluogo di regione della Toscana.
Già abitato mille anni prima di Cristo, il primitivo insediamento divenne posto di guardia in epoca romana, sviluppandosi poi in una piccola città: Florentia. Occupata dai Bizantini e quindi dai Longobardi nel 570, si trasformò in capoluogo della vasta regione circostante. Intorno al Mille la città si estese. Nel 1125 Firenze divenne libero comune, iniziarono allora per la città guelfa numerosi scontri contro gli avversari ghibellini favorevoli all'imperatore. Alla fine del XII secolo si costituiva una dirigenza politica formata dalle sette arti maggiori: ne entravano a far parte medici,mercanti,banchieri,lanaioli,setaioli,rappresentanti delle industrie e dei commerci, ossia il "popolo grasso", che per cento anni resse la florida repubblica fiorentina. Ma i guelfi si divisero in due fazioni : i Bianchi e i Neri. Ai seguaci dei neri aderirono il "popolo grasso" e l'aristocrazia, ai Bianchi le arti mediane (fabbri, calzolai, beccai, artigiani della pietra e del legno) e le arti minori (calderai, fornai, vinattieri, albergatori).
Dopo numerose vicende che videro il reiterato alternarsi al potere delle varie fazioni, prese il potere nel 1434 il banchiere Cosimo De' Medici, pur conservando le antiche istituzioni: con lui aveva inizio l'età' aura del Rinascimento. Un'altro glorioso esponente dei Medici, Lorenzo il Magnifico, trasformò la repubblica fiorentina in principato, mentre l'antica oligarchia cercava di minare l'autorità' del casato mediceo con la congiura de' Pazzi (1478). Il periodo di Lorenzo durò fino al 1492; suo figlio Piero fu cacciato dal popolo per aver consegnato la città nelle mani del francese Carlo VIII e nel 1494 venne restaurata la repubblica. La partenza dei Francesi riportò i Medici al potere ed essi rimasero signori della città fino al 1737. All'ultimo Medici, Gian Gastone, successe la casata degli Asburgo Lorena, con l'interruzione della conquista napoleonica che fece  di Firenze la capitale dell'Etruria. Nel 1860 la Toscana fu annessa all'Italia e la città divenne capitale del nuovo regno dal 1865 al 1871. Subì danni rilevanti durante la seconda guerra mondiale. Nel 1966 un'alluvione spaventosa danneggiò irreparabilmente opere eccelse.

 

Battistero-Campanile di Giotto-Cappella dei Pazzi-Cappelle medicee-Duomo-Galleria degli Uffizi-Giardino di Boboli-Museo S. Marco-Museo del Bargello-Palazzo Medici/Riccardi-Palazzo Pitti-Palazzo Strozzi-Palazzo Vecchio-Piazza della Signoria-Piazzale Michelangelo-Ponte Vecchio-S. Croce-S. Lorenzo-S. Maria Novella-
S. Miniato al Monte-Biblioteca Laurenziana-S.Spirito-

 

 Il Battistero in piazza S.Giovanni sorse probabilmente intorno al IV-V secolo su una costruzione romana e fu riedificato, si ritiene,tra il XI e il XIII secolo. La forma ottagonale è scandita dalla bicromia dei marmi bianchi e verdi e dai pilastri a fasce orizzontali: in alto si profilano tre arcate per lato che incorniciano le finestre sormontate dall'attico duecentesco sostenente la copertura piramidale.
Magnifiche le tre porte in bronzo: la più antica, trecentesca, è la porta sud , verso la loggia del Bigallo, realizzata da Andrea Pisano che vi raffigurò, entro formelle, episodi della Vita del Battista: gli stipiti sono opera rinascimentale di Vittorio Ghiberti, figlio di Lorenzo. Sopra il portale, Salomè tra il Battista e il carnefice, statue di V. Danti (1571). La porta a nord, davanti alla trecentesca colonna di S. Zanobio, è di Lorenzo Ghiberti e fu compiuta nel 1424. Ripetendo la divisione di 28 formelle, Ghiberti illustrò le storie del Nuovo Testamento. Del Ghiberti sono anche gli stipiti e l'architrave; qui sopra sono collocate le statue del Battista tra il levita e il fariseo , di G. F. Rustici, del primo Cinquecento. La porta a est, che si apre verso il Duomo, è l'opera più perfetta ed elegante cui Lorenzo Ghiberti lavorò dal 1425 al 1452. Di chiara ispirazione rinascimentale, è divisa in dieci pannelli che rappresentano Episodi del Vecchio Testamento. Nelle inquadrature dei battenti si susseguono raffigurazioni di Profeti  e Sibille.
La fantasia mirabile e la tecnica dell'artista furono ammirate da Michelangelo che definì l'opera la "porta del Paradiso", Sull'architrave, il Battesimo di Gesù è Andrea Sansovino. Le formelle, che saranno esposte al museo dell'opera del duomo, vengono via sostituite da copie. Nell'interno ricco di marmi e aperto da un loggiato in alto, si ammirano il pavimento intarsiato e la cupola coperta da splendidi mosaici duecenteschi che ripropongono i temi di Gesù, di Giuseppe, del Battista, della Genesi; in corrispondenza dell'abside si staglia un colossale Cristo di Coppo di Marcovaldo. Da notare il trecentesco fonte battesimale e, a destra dell'abside, il sepolcro dell'antipapa Giovanni XXIII di Donatello e Michelozzo.


  Il Campanile di Giotto, in piazza S. Giovanni, fu iniziato nel 1334 da Giotto, ma la morte lo colse quando aveva appena terminato l'ordine inferiore (1337); sulle sue direttive fu portato a compimento da Andrea Pisano e Francesco Talenti, ma la cuspide non fu mai costruita. La base rettangolare è divisa in due zone: la prima è ornata di bassorilievi di Andrea Pisano e Luca della Robbia che raffigurarono le Arti e opere umane; la seconda da figure allegoriche di artisti della cerchia di Andrea Pisano. Sopra a queste sono ricavate delle nicchie con statue di Profeti e Sibille: queste e i bassorilievi sono copie, gli originali si trovano al museo dell'opera del duomo. Il campanile, alto circa 85 metri, s'innalza ancora con due piani di bifore e un terzo aperto da una slanciata trifora sulla quale sporge la balaustra. Dalla sommità si gode di un superbo panorama.

 L'elegante Cappella de' Pazzi nella basilica di S. Croce, realizzata dal Brunelleschi alla metà del Quattrocento, si presenta con un portico a sei colonne con arcata centrale e attico sovrastante: i Cherubini del fregio sono di Desiderio da Settignano; la sormonta una cupola conica con  agile lanternino. Nella cupoletta che orna la volta del portico sono poste delle decorazioni in maiolica di Luca della Robbia, del quale è anche il S. Andrea sopra lo splendido portale intagliato da Giuliano da Maiano. Il semplice, armoniosissimo interno in pietra serena e intonaco bianco è vivacizzato da medaglioni di Luca della Robbia; altre ceramiche robbiane ornano i pennacchi della cupola e un affresco con i segni zodiacali è sulla volta.

 Le Cappelle Medicee, in piazza Madonna degli Aldobrandini, fanno parte del complesso di S. Lorenzo e furono sepolcro della famiglia medicea. Si entra nella cripta Buontalenti, si passa nei sotterranei, dove si visitano le tombe di Cosimo il Vecchio, di Donatello e dei Lorena, quindi si accede all'ottagonale Cappella dei Principi, disegnata da Giovanni dei Medici ed eseguita da Matteo Nigetti all'inizio del Seicento. Raro esempio di architettura barocca fiorentina, è ricoperta da preziose decorazioni in pietre dure, marmi, statue. 

 Il Duomo o S. Maria del Fiore, in piazza S. Giovanni, capolavoro del gotico italiano, sorse sulla cattedrale di S. Reparata a partire dal 1296 per opera di Arnolfo di Cambio e, alla sua morte, fu proseguita da Giotto, dal Talenti e da Francesco Ghini. Dal 1420 al 1436 Filippo Brunelleschi lavorò alla cupola, ardita e armoniosa, simbolo della città; nel 1461 veniva portata a termine la lanterna. La facciata fu ricostruita da E. de Fabris nel tardo Ottocento. Dal campanile si compie un giro di visita ai fianchi della chiesa, caratterizzati da decorazioni policrome marmoree. A destra, nella parte più antica, trecentesca, si aprono la porta del campanile, ornata da statue dello Spinelli, e la porta dei Canonici  di Lorenzo d'Ambrogio e Piero Tedesco. Segue l'articolata struttura delle absidi poligonali su cui poggia il tamburo a finestre circolari e dal quale s'innalzano le nervature marmoree della cupola. Il tamburo è in parte percorso da una galleria che non fu terminata perché Michelangelo l'aveva paragonata a "una gabbia da grilli". Proseguendo s'incontra la magnifica porta della Mandorla, nella quale è evidente il passaggio dallo stile gotico al rinascimentale nei due Profeti di Donatello e nella Madonna di Nanni di Banco (1421), racchiusa in una mandorla e circondata da un trionfo di angeli. L'Annunciazione nella lunetta è del Ghirlandaio. Anche qui le copie vanno sostituendo gli originali, conservati al museo dell'opera del duomo. La porta successiva, trecentesca, è detta porta della Balla. Il solenne interno, tripartito da slanciati archi gotici, prende luce dalle splendide vetrate del Ghiberti, di Agnolo Gaddi,  Ambrogio da Pisa e altri. Il pavimento di marmi policromi, completato da XVI e XVII secolo, è attribuito a Baccio d'Agnolo e a Francesco da Sangallo. Nella controfacciata si notano il quadrante d'orologio con teste di Profeti di Paolo Uccello, l'Incoronazione della Vergine, mosaico attribuito a Gaddo Gaddi, e il sepolcro di Antonio d'Orso, di Tino da Camaino. Nella navata destra spiccano il busto di Brunelleschi del suo allievo Andrea Cavalcanti detto il Buggiano (XV secolo) e il ritratto di Giotto di Benedetto da Maiano (XV secolo) con epigrafe del Poliziano. Il transetto ottagonale è sovrastato dalla grandiosa cupola ricoperta dall'affresco del Giudizio finale di Giorgio Vasari e Federico Zuccari (XVI secolo), diviso in quattro sezioni più una quinta con raffigurazioni di Profeti. I finestroni circolari del tamburo furono realizzati su disegni del Ghiberti, di Donatello, di Paolo Uccello e di Andrea del Castagno. Pregevole è il recinto di coro, realizzato alla metà del Cinquecento da Baccio Bandinelli su disegno di Giuliano di Baccio d'Agnolo; il crocifisso ligneo dell'altare maggiore è opera di Benedetto da Maiano (1497). Tre sono le tribune poligonali disposte a trifoglio intorno alla cupola e divise ciascuna da cinque cappelle.

 La Galleria degli Uffizi, nell'omonima piazza,occupa 45 sale al terzo piano del rinascimentale palazzo degli Uffizzi, costruito a ferro di cavallo tra il 1560 e il 1580 dal Vasari e, alla sua morte, da A. Parigi e B. Buontalenti come sede amministrativa della città. La grandiosa galleria degli Uffizi, di fama mondiale, è costituita dalle collezioni dei Medici, dei Lorena ed è stata poi continuamente arricchita.

 Il Giardino di Boboli, con l'ingresso dal cortile di palazzo Pitti o in via Romana è un magnifico esempio di Giardino all'italiana cui si dedicarono il Tribolo, forse l'Ammannati, il Buontalenti e altri dalla metà del Cinquecento all'Ottocento. La posizione panoramica, il rigoglio del verde, le statue, le fontane, ne fanno un luogo d'incanto. 

Il museo S. Marco, in piazza S. Marco, ha sede nel convento di S. Marco che sorge a destra della chiesa e fu riedificato da Michelozzo alla metà del Quattrocento. Vi abitarono personalità religiose di grande levatura come sant'Antonino, vescovo di Firenze, il Beato Angelico, che lo adornò con molti dei suoi migliori dipinti, Girolamo Savonarola, che tanta parte ebbe nella storia della città, e fra Bartolomeo, insigne pittore.

 Il museo nazionale del Bargello, in via del Proconsolo, è allestito nel palazzo del Podestà o del Bargello, uno dei più belli della città; iniziato nel 1255 come sede del capitano del popolo, divenne poi sede del podestà; nel 1502 ospitò il consiglio di giustizia, nel 1574 il capitano di piazza detto il Bargello e fu adibito a prigione. Nel secolo scorso un ampio restauro eliminò le strutture del penitenziario restituendo all'edificio l'aspetto duecentesco. Nel 1865 si apriva il museo, che raccoglieva opere plastiche provenienti dagli Uffizi e che, grazie anche alle cospicue donazioni, è oggi il più importante museo di scultura d'Italia e uno dei più importanti del mondo.

 Palazzo Medici-Riccardi, in via Cavour, è una solida costruzione rinascimentale, di Michelozzo della metà del Quattrocento. I tre ordini sono caratterizzati dal rivestimento a conci sporgenti del pianterreno che sono costituiti da bozze spianate al primo piano e dalla superficie levigata al secondo; la robusta sagoma del cornicione fa da coronamento. Al pianterreno, nell'angolo le arcate chiuse formavano in origine una loggia; in seguito vi furono aperte due finestre attribuite a Michelangelo. L'insieme è ingentilito da bifore centinate. Nel palazzo abitarono Cosimo I e Lorenzo de' Medici; nel XVII secolo fu dei marchesi Riccardi. Dal 1871 è sede della prefettura.

 Palazzo Pitti, l'imponente costruzione del quattrocento, in via Pitti, s'innalza su una superficie di oltre tre ettari: fu progettata a due piani, oltre il pianterreno, dal Brunelleschi alla metà del XV secolo per il ricco mercante Luca Pitti. La fabbrica, sotto la direzione di Luca Fancelli, fu interrotta e ripresa quando l'edificio fu acquistato da Eleonora di Toledo (1550), che lo volle ampliare affidando l'incarico all'Ammannati, autore anche del magnifico cortile. Gli architetti Giulio e Alfonso Parigi lo ingrandirono tra il 1620 e il 1640, rispettando lo stile del Brunelleschi. Passato ai Lorena, l'edifico si arricchì di due rondò, ossia le due ali, terminati da G. M. Paoletti e P. Poccianti nella prima metà dell'Ottocento insieme alla palazzina della Meridiana. Fu dal 1549 dimora granducale e, nei sei anni in cui  Firenze fu capitale, palazzo Pitti divenne la reggia sabauda.

 Palazzo Strozzi, in via dei Tornabuoni, è una costruzione rinascimentale di mirabili proporzioni progettata da Benedetto da Maiano che la iniziò alla fine del XV secolo. L'opera fu continuata dal Cronaca e fu terminata solo nel XVI secolo. Del Cronaca è il magnifico cornicione sotto il quale corrono due piani di bifore divisi da cornici marcapiano dentellate. A pianterreno i portali sono affiancati da finestre rettangolari. Aggiunge monumentalità all'insieme il rivestimento esterno a bugne.

 A Palazzo Vecchio o Palazzo della Signoria, in piazza della Signoria, è passata tutta la storia Fiorentina e in parte quella italiana: ospitò nell'Ottocento i governi provvisori italiani, la camera dei deputati e il ministero degli Esteri quando Firenze fù capitale del regno. Ora è sede del municipio. Se ne iniziò la costruzione attribuita, ad Arnolfo di Cambio, nel 1299 ed ebbe successivi interventi fino alla fine del Cinquecento ad opera del Vasari, di B. del Tasso e del Buontalenti. Sulla scalinata da destra a sinistra si innalzano il gruppo di Ercole e Caco  modesta opera plastica di Baccio Bandinelli; la copia del famoso David di Michelangelo (l'originale è alla galleria dell'Accademia); il magnifico gruppo bronzeo di Donatello raffigurante Giuditta e Oloferne; il leone che regge lo stemma col giglio di Firenze, detto il Marzocco, copia di una scultura di Donatello, ora al museo nazionale. La nobilissima e severa costruzione a bugne è ingentilita da bifore e termina con un solenne coronamento aggettante a merlatura guelfa su cui si innesta la torre trecentesca terminante con merli ghibellini, detta d'Arnolfo. Si accede all'interno del cortile con portici rielaborato nel 1470 da Michelozzo, riccamente decorato da vari artisti sotto la direzione del Vasari nel 1565. Una fontana centrale sorregge una copia del gruppo bronzeo del Verrocchio, ora posto in una delle sale. Del Vasari è anche la sistemazione interna. Nel salone dei cinquecento, al primo piano, si trovano pitture del Vasari e dei suoi allievi sulla storia fiorentina, sculture marmoree di V. de'Rossi raffiguranti Storie d'Ercole e arazzi del XVII secolo. A sinistra è la parte rialzata dove il granduca sedeva per le udienze, ed è appunto chiamata l'Udienza; la ornano sculture di B. Bandinelli, di V. de'Rossi e del Caccini. A destra in una nicchia è collocato il gruppo della Vittoria bella scultura in marmo di Michelangelo. Da una porticina si accede allo studiolo di Francesco I , dove  il principe meditava e raccoglieva tesori segreti; i pannelli sul soffitto sono di Francesco Morandini detto il Poppi; nella parte alta delle pareti si trovano pitture del Vasari altre opere sono del Bronzino, dell'Ammannati, del Giambologna. Da una porta a muro per una scala, si giunge al tesoretto, sontuosamente decorato, rifugio segreto di Cosimo I. Il quartiere  di Leone X , con dipinti del Vasari, la sala degli Otto di Pratica e la sala dei Dugento, ornata da arazzi e da splendidi soffitti di Benedetto da Maiano, sono occupati dagli uffici comunali. Al secondo piano si visita la sala dei Gigli, con grande affresco del Ghirlandaio e soffitto di Giuliano da Maiano: di Benedetto da Maiano è il portale sormontato dalla statua del Battista che introduce nella sala dell'Udienza.

 Piazza della Signoria è una delle più famose piazze Italiane, cuore della vita civile della città. Il primo impianto risale alla fine del duecento e da allora si è arricchito di superbi monumenti. Vi si innalzano Palazzo Vecchio e la Loggia della Signoria ed è ornata dalla fontana di Piazza  o del Nettuno, opera tardo cinquecentesca di Bartolomeo Ammannati. Dalla vasca, arricchita di gruppi in bronzo si erge la figura del Nettuno detta "Biancone"; davanti alla fontana un cerchio segna il punto in cui fu impiccato e bruciato Savonarola. Al lato sinistro della fontana si trova il monumento di Cosimo I de Medici (fine del XVI secolo) opera del Giambologna.

 Piazzale Michelangelo è una suggestiva terrazza panoramica affacciata sulla città, ornata dal monumento al Buonarroti dove sono riprodotte le sue opere più famose.

 Ponte Vecchio, sul lungarno, è di origine Etrusca; fu eretto e distrutto più volte fin quando Neri di Fioravante lo ricostruì alla metà del Trecento. Ai lati si allineano numerose botteghe di orafi e argentieri, al centro si aprono terrazze panoramiche e in alto a sinistra il corridoio del Vasari collega il Palazzo della Signoria con Palazzo Pitti.

 Santa Croce, basilica francescana dell'omonima piazza, fu fondata nel 1228 e i resti del primo edificio  sono venuti alla luce durante i restauri compiuti dopo l'alluvione del 1966. Il secondo rifacimento avvenne tra la fine del XII e la metà del XIV secolo ed è attribuito ad Arnolfo di Cambio, mentre la fronte e il campanile sono Ottocenteschi. Il meraviglioso tempio gotico divenne ben presto luogo di sepoltura delle famiglie più illustri e si arricchì di monumenti prestigiosi che ne fecero il sacrario fiorentino. La bianca facciata marmorea di Niccolò Matas è suddivisa in riquadrature verdi; lungo il lato sinistro corre un arioso portico ornato di stemmi dove si trovano alcune tombe del XIV secolo. L'interno, vasto e austero, è diviso in tre navate da pilastri ottagonali molto distanziati sui quali si impostano gli archi acuti sormontati dal ballatoio; il soffitto è a capriate scoperte; il coro è aperto da finestroni allungati. Le parati erano ornate da affreschi di Giotto, ma nel XVI secolo un intervento del Vasari  li fece scomparire sotto l'intonaco dato per appoggiare alle pareti dei modesti altari. Tra le opere innumerevoli che vi sono contenute spicca, nella navata centrale, a destra, presso il terzo pilastro, il superbo pulpito rinascimentale in marmo realizzato da Benedetto da Maiano nel tardo Quattrocento, di forma ottagonale.

 S. Lorenzo, nella piazza omonima, sorta nel 393, assunse forme romaniche intorno al Mille; fu poi ricostruita, come appare attualmente da F. Brunelleschi alla metà del Quattrocento e ultimata dal suo allievo Antonio Manetti. La nuda facciata doveva essere compiuta da Michelangelo, che si limitò invece ad alcuni interventi interni e alla cupola della sagrestia  nuova. L'interno, di rigorosa armonia compositiva, è diviso in una navata centrale a soffitto piano cassettonato, separata dalle due navate minori con volte a vela da arcate a tutto sesto. 

 La Biblioteca Laurenziana fu fondata da Cosimo il Vecchio e sistemata in un edificio, attiguo alla chiesa, costruito da Michelangelo (XVI secolo) con vestibolo e scale che preannunciano il barocco; nel salone il soffitto e i banchi sono di Michelangelo. Vi sono custoditi antichissimi codici miniati. 

 S. Maria Novella sorge nella piazza a cui ha dato il nome. La tradizione vuole che sia stata iniziata alla metà del Duegento da fra Sisto e fra Ristoro, domenicani, su un oratorio più antico, e terminata un secolo dopo da fra Jacopo Talenti da Nipozzano al quale si deve anche il campanile: è uno degli edifici religiosi più belli del gotico italiano. La splendida facciata marmorea è divisa in basso da piccole arcate; il bel portale è di Leon Battista Alberti che progettò anche la parte superiore, bicroma, con oculo centrale, stretta tra due volute di raccordo ove sono iscrirìtti due magnifici intarsi circolari. Sulla destra è il recinto del cimitero delle maggiori famiglie della città. L'interno, ampio, a tre navate coperte da volte a costoloni, è delimitato da pilastri che vanno ravvicinandosi verso il fondo per dare un maggior senso prospettico della profondità. Tra le numerose opere, le più importanti sono, da destra: il monumento della Beata Villana del Rossellino; nel transetto destro: la cappella Rucellai; una Madonna col Bambino di Nino Pisano e al centro del pavimento la lastra tombale di fra Lionardo Dati, opera del Ghiberti. La cappella Strozzi, a destra del presbiterio, è decorata da magnifici affreschi di Filippino Lippi (fine XV-inizio XVI secolo) e vi si trova il sepolcro di Filippo Strozzi di Benedetto da Maiano; sull'altar maggiore è posto un Crocifisso del Giambologna; il coro è di Baccio d'Agnolo. Tutt'intorno e sulla volta si ammirano gli affreschi di Domenico Ghirlandaio e della sua scuola, che sono tra i massimi capolavori del pittore fiorentino, compiuti alla fine del XV secolo. A sinistra nella cappella Gondi di Giuliano da S. gallo, è collocato un Crocifisso ligneo del Brunelleschi. Ancora a sinistra si apre la cappella Daddi: all'altare una tavola del Bronzino raffigura il Miracolo di Gesù. Nel transetto sinistro, la Cappella Strozzi è ornata da magnifici affreschi di Nardo di Cione, fratello di Andrea Orcagna,anch'egli rappresentato da una tavola sull'altare. Dal transetto si accede alla sagrestia dove sono collocati un bel lavabo di Giovanni della Robbia e il magnifico Crocifisso su tavola di Giotto. Alla terza campata della navata sinistra si trova il grande affresco della Trinità, opera tarda del Masaccio;suo è anche l'importantissimo affresco della Morte. Accanto è il bel pulpito disegnato dal Brunelleschi e realizzato da Andrea Cavalcanti.

S. Miniato al Monte, splendida costruzione romanica in viale Galileo, riedificata all'inizio del Mille su una chiesa più antica e compiuta nei primi anni del XIII secolo, sorge sul Monte alle Croci, preceduta da un ampio piazzale, magnifica la facciata in marmo bianco e verde divisa da cinque archi che incorniciano tre portali e due portali finti. L'ordine superiore è ornato da disegni geometrici e da una finestra centrale sulla quale è il mosaico duecentesco di Gesù tra la Vergine e S. miniato. Lo smagliante interno tripartito da colonne e pilastri subì interventi ottocenteschi che hanno in parte modificato la struttura originaria senza compromettere la grande suggestività dell' ambiente. La navata centrale ha un ricco pavimento a intarsi marmorei e termina in fondo con l'arco di trionfo rivestito dall'antica decorazione: prima del presbiterio, sopraelevato sulla cripta, si apre la magnifica cappella del Crocifisso, realizzata da Michelozzo nel 1448 con preziosa copertura in bianco, azzurro e oro di Luca della Robbia. La parete della navata destra è ornata da affreschi del XIV e XV secolo, dipinti su altri precedenti visibili nel presbiterio. Attraverso una scala quattrocentesca si raggiunge la sagrestia, della fine del quattordicesimo secolo con affreschi di Spinello Aretino e dei suoi allievi: pregevoli, soprattutto, sono le Storie di S. Benedetto, divise in due ordini. Da notare i banchi quattrocenteschi e il ligneo busto reliquiario di S. Miniato opera di Guidozzo Cozzarelli. Si passa quindi nel chiostro dov'è rimasta la sola sinopia delle Storie di S. Cresci, affresco perduto di Andrea Del Castagno e dove sono venuti alla luce pregevoli affreschi di Paolo Uccello, ora staccati e le relative sinopie che raffigurano Scene della vita dei santi padri  (1440). Tra questi un affresco del XVI secolo è del Buontalenti. 

S.Spirito, magnifica chiesa rinascimentale, fu progettata e iniziata dal Brunelleschi nel XV secolo e compiuta da A. Manetti e Salvi d'Andrea, con agile campanile cinquecentesco di Baccio d'Agnolo. L'interno, maestoso, a croce latina, è caratterizzato dalla fuga di colonne che dividono le tre navate e dagli occhi ariosi che le sormontano; la cupola sorretta da pilastri e le nicchie alte e strette delle cappelle completano gli effetti prospettici e chiaroscurali. La vetrata circolare della facciata interna fu disegnata dal Perugino; ricchissimo l'altare maggiore baroccio protetto da cupola traforata e delimitata da parapetto marmoreo.